Dalla paura alla creatività: riflessioni ai tempi del coronavirus

Ultimo giorno in studio prima della sospensione dei colloqui, mi aggiro per le stanze per staccare le spine, controllare che sia tutto in ordine. Ultimo check, si chiude…ma fino a quando?

Improvvisamente si percepisce un senso di vuoto, sai che non è un addio, sai che si tornerà più carichi di prima, ma quella sensazione rimane.

La sensazione della terra che inizia a mancare sotto i piedi, della mancanza assoluta di sicurezza, di un limbo in cui ci si trova immersi.

Un limbo abitato da un senso costante di minaccia per cui non puoi stringere la mano a un vicino, abbracciare un’amica, dare una pacca sulla spalla a una persona che ti è a fianco

Un senso di insicurezza che ti accompagna ovunque, al lavoro, al supermercato, in farmacia, a casa, diventando quasi la tua ombra.

Eppure è proprio questo senso di insicurezza, questa paura che NON dobbiamo abbandonare; NON deve sovrastarci, ma dobbiamo tenerla stretta. La paura è un’emozione antica, è quella che ha permesso al genere umano di sopravvivere. Oggi non ci troviamo più al cospetto di animali feroci ma a dover scappare da un “nemico invisibile”.

Ed è la paura che può spingerci a seguire delle regole, a non sottovalutare il pericolo, a capire quando dobbiamo fermarci. Quindi teniamola stretta! Facciamolo non solo per noi stessi, ma per un senso civico e di appartenenza ad una comunità.

E’ vero, queste regole sono dure da seguire. Si prova un senso privazione, di chiusura, ma è proprio da questo che si può ripartire: attività e gesti che prima erano scontati, dall’andare in palestra o a fare un aperitivo, al semplice gesto di stringere la mano, adesso non lo sono più. E’ venuto il momento per imparare ad apprezzarli davvero.

Proviamo a vedere questo momento di stallo da un’altra prospettiva, facciamoci attraversare da un’ondata di pensiero creativo. Proviamo a pensare a tutte quelle cose non fatte per mancanza di tempo: un album di foto, riorganizzare la cucina, provare alcune ricette che “ahimè, come faccio a farla, ci vogliono almeno due giorni!”.

E’ il momento di leggere quel libro acquistato mesi fa ed ancora “incellofanato” nella libreria, riscoprire vecchi ricordi, parlare e ascoltare le persone che abbiamo vicino, dedicare più tempo ad amici e parenti sfruttando tutta la tecnologia che la nostra società mette a disposizione.

E’ il momento di creare e sperimentare nuove modalità di lavoro che potranno, chissà, consolidarsi ed essere in armonia con i tempi e le esigenze di ognuno di noi.

Quel senso di insicurezza che fino a un istante prima ci spaventava, ora può diventare la leva per uscire dalla nostra zona di comfort, e trasformarsi nello stimolo per sfruttare al meglio tutte le nostre potenzialità.

E quando tutto sarà finito, quando la paura pian piano se ne sarà andata, cerchiamo di non perdere le buone abitudini che sono create e consolidate in questi momenti difficili, ma condivisi.

 

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