Ultimo giorno in studio prima della sospensione dei colloqui, mi aggiro per le stanze per staccare le spine, controllare che sia tutto in ordine. Ultimo check, si chiude…ma fino a quando?
Improvvisamente si percepisce un senso di vuoto, sai che non è un addio, sai che si tornerà più carichi di prima, ma quella sensazione rimane.
La sensazione della terra che inizia a mancare sotto i piedi, della mancanza assoluta di sicurezza, di un limbo in cui ci si trova immersi.
Un limbo abitato da un senso costante di minaccia per cui non puoi stringere la mano a un vicino, abbracciare un’amica, dare una pacca sulla spalla a una persona che ti è a fianco
Un senso di insicurezza che ti accompagna ovunque, al lavoro, al supermercato, in farmacia, a casa, diventando quasi la tua ombra.
Eppure è proprio questo senso di insicurezza, questa paura che NON dobbiamo abbandonare; NON deve sovrastarci, ma dobbiamo tenerla stretta. La paura è un’emozione antica, è quella che ha permesso al genere umano di sopravvivere. Oggi non ci troviamo più al cospetto di animali feroci ma a dover scappare da un “nemico invisibile”.
Ed è la paura che può spingerci a seguire delle regole, a non sottovalutare il pericolo, a capire quando dobbiamo fermarci. Quindi teniamola stretta! Facciamolo non solo per noi stessi, ma per un senso civico e di appartenenza ad una comunità.
E’ vero, queste regole sono dure da seguire. Si prova un senso privazione, di chiusura, ma è proprio da questo che si può ripartire: attività e gesti che prima erano scontati, dall’andare in palestra o a fare un aperitivo, al semplice gesto di stringere la mano, adesso non lo sono più. E’ venuto il momento per imparare ad apprezzarli davvero.
Proviamo a vedere questo momento di stallo da un’altra prospettiva, facciamoci attraversare da un’ondata di pensiero creativo. Proviamo a pensare a tutte quelle cose non fatte per mancanza di tempo: un album di foto, riorganizzare la cucina, provare alcune ricette che “ahimè, come faccio a farla, ci vogliono almeno due giorni!”.
E’ il momento di leggere quel libro acquistato mesi fa ed ancora “incellofanato” nella libreria, riscoprire vecchi ricordi, parlare e ascoltare le persone che abbiamo vicino, dedicare più tempo ad amici e parenti sfruttando tutta la tecnologia che la nostra società mette a disposizione.
E’ il momento di creare e sperimentare nuove modalità di lavoro che potranno, chissà, consolidarsi ed essere in armonia con i tempi e le esigenze di ognuno di noi.
Quel senso di insicurezza che fino a un istante prima ci spaventava, ora può diventare la leva per uscire dalla nostra zona di comfort, e trasformarsi nello stimolo per sfruttare al meglio tutte le nostre potenzialità.
E quando tutto sarà finito, quando la paura pian piano se ne sarà andata, cerchiamo di non perdere le buone abitudini che sono create e consolidate in questi momenti difficili, ma condivisi.
No Comments